Lee Miller mi ha portata a Dachau

Mi aveva affascinato la storia di Lee Miller (Poughkeepsie, 23 aprile 1907 – Chiddingly, 21 luglio 1977) innanzitutto donna libera. Prima modella, poi fotografa e fotoreporter. Documentò per Vogue l’orrore dei campi di sterminio e della guerra. Famosissimo il ritratto del 1945 in cui Lee è immersa nella vasca di Hitler: non era una foto costruita ma uno sberleffo all’orrore. Gli stivali sono ancora sporchi del fango di Dachau e tutto il resto sembra perfetto. La mia trasferta in Germania era per capire l’incomprensibile. Da Monaco, col treno,  in dieci minuti si arriva alla stazioncina del paese. Poi il bus 721 ti porta direttamente davanti a quello che fu il primo campo di sterminio. Sono arrivata all’apertura ed era una giornata ventosa ma tersa. E’ un’area molto grande: le baracche rimaste sono due mentre il resto è un enorme cortile con, ancora visibili, i perimetri dei blocchi di questi alloggi. Filo spinato, torrette di vedetta sono ancora lì e in ogni punto di interesse si possono leggere le agghiaccianti descrizioni. Ho camminato parecchio e sono arrivata al luogo più terribile. Devo dire che un capolavoro come “Schindler’s List” ha ben descritto i vari passaggi per sterminare ebrei, migranti, omosessuali, sinti, greci, preti, donne, italiani, prigionieri politici etc. etc. . Si sentiva il vento, il cinguettio degli uccelli. Ho respirato forte e sono entrata nell’edificio. Spogliatoio e camera a gas. Qui in 15 minuti venivano uccise con lo Zyklon B, fino a 150 persone. Ho pianto dentro quelle stanze e ho sentito la paura di chi le ha attraversate. I cadaveri, successivamente, venivano depositati in un’altra stanza definita “camera della morte” in attesa del forno crematoio. Sarà che oggi la cremazione è usuale e il pensiero che questi corpi fossero bruciati non mi ha particolarmente infastidito: l’involucro può anche bruciare, ma è l’anima che resta. Camminando per il campo ho sentito libertà e amore. Sembra paradossale ma era come se queste anime innocenti e sacrificate fossero arrivate ad un livello di pace a noi sconosciuto.  L’amministrazione del campo era situata nell’edificio del corpo di guardia, vicino all’entrata principale che oggi è diventata  museo con un percorso storico ben spiegato. Quello che mi ha impressionato maggiormente è la descrizione degli esperimenti medici con tanto di sequenza fotografica dell’espressione di dolore della cavia umana. E le donne? Qui pare fossero soprattutto uomini ma le poche che sono state internate spesso venivano violentate. Sono uscita, l’azzurro del cielo mi ha “abbracciata” e vedere scolaresche attente mi ha scaldato il cuore. Dopo ho preso un altro bus per il centro di questa cittadina, che se non si associasse all’orrore, sarebbe da visitare. Avevo fame e sono entrata nel primo ristorante sui miei passi. “Bakalion”, taverna greca, mi ha sollevato il morale. (Grazie Lee Miller Penrose).

Nella foto Leonora Carrington e Max Ernst, 1937 – © Lee Miller Archives

Consiglio lettura: ” La vasca del Führer” di Serena Dandini – ed. Einaudi

"Sembravo un angelo, fuori. Mi vedevano così. Ero un demonio, invece, dentro. Ho conosciuto tutto il dolore del mondo fin da bambina."
LEE MILLER

Lee Miller, The Lead evening dress, Londra, Regno Unito, 1941. © Lee Miller Archives
Lee Miller con David E. Scherman, Lee Miller in Hitler’s bathtub, Hitler’s apartment, Monaco di Baviera, Germania, 1945. © Lee Miller Archives
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